Alessio Riccio

THE METALANGUAGE UNIT - CONCETTI

Percussioni n° 129, Maggio 2002


Sogno strumenti che obbediscano al mio pensiero e,
contribuendo con il loro mondo di suoni mai immaginati prima,
si pieghino alle esigenze del mio ritmo interiore
— EDGARD VARESE

      The Metalanguage Unit è una scultura sonora. In essa convivono tempo e spazio, uniti dal ritmo che è alla base di ogni loro mutamento, e da essa scaturiscono la fuggente intangibilità della musica e la forte presenza dell’oggetto sonoro. E’ frutto di una ricerca a trecentosessanta gradi, di un meticoloso lavoro di selezione di materiali sonori e della loro fusione in un concetto unitario. E’ una visione e, come tale, il suo passaggio dalla dimensione onirica a quella spaziale ha richiesto tempo e sforzi, compiuti attraverso diverse fasi di sviluppo, in collaborazione con Ufip e Drum Sound. Come tutte le visioni non può essere spiegata più di tanto a parole: essa scaturisce dal profondo della mia essenza, direttamente dalla mia natura originale.

        Ho vissuto la sua messa in opera come una vera e propria rivoluzione, un processo liberatorio, una rinascita, ed attraverso la sua creazione sono passati, infatti, riflessioni, rifiuti, cambiamenti. Essa rappresenta la riscoperta della mia musicalità più autentica, conservata nel mio codice genetico e inevitabilmente offuscata dall’educazione, dal conforto con le regole e da ciò che quotidianamente ci viene imposto come giusto. Attraverso questo tipo di ricerca sonora si è così materializzata la necessità di dare un’impronta personale allo strumento, di non utilizzare configurazioni strumenterali solo perché imposte dall’esterno, in poche parole: di ascoltare la voce della spiritualità. Una voce impossibile da ignorare in quanto figlia dell’istinto e materializzazione del nostro spirito guida, il daimon, la consapevolezza della cui esistenza ci impone di perseguire il nostro credo.    

    Il lungo processo che si è frapposto tra la sua inaspettata visualizzazione e l’agognata concretizzazione è stato uno dei momenti più importanti della mia vita di musicista: la fase del “senso”, del significato, dello sviluppo della poetica del concetto. Quando TMU è nata si è reso poi necessario un lungo periodo di conoscenza reciproca poiché se, da un lato, era parte di me - in quanto naturalmente manifestatasi attraverso la visione - dall’altro ribaltava tutte le mie conoscenza batteristiche, distruggeva le mie certezze, sconvolgeva i miei equilibri legati alla conoscenza fisica dello strumento. Ma, d’altro canto, nel momento in cui l’esigenza di approfondire il mio rapporto con la musica, attraverso un processo di distruzione-ricostruzione, si è fatta inarrestabile, allora è stato pure inevitabile lavorare a fondo per ricreare la spontaneità dei movimenti che si rendono necessari per l’espressione artistica. L’avere letteralmente ricostruito la meccanicità del legame musicista-strumento mi ha portato all’acquisizione di una nuova e più forte consapevolezza: mi sembra di percepire in tutto ciò la verità dell’inesorabile. TMU rappresenta l’espressione più profonda della filosofia che mi lega alla musica e della vocazione che mi ha spinto verso di essa: mi ha guidato verso la scoperta della mia autenticità di musicista e di essere umano. E’ il mio temenos: manifestazione, reazione, riscoperta.

    Scendendo nei dettagli relativi ad alcuni elementi che compongono TMU, mi rendo conto di fornire una parte assolutamente minima d’informazioni, essendo queste per lo più incoscienti, scaturite in maniera spontanea dai lati più oscuri (e significativi) della mia essenza. Sto attualmente lavorando a una serie di scritti la cui realizzazione mi sta aiutando a focalizzare molti aspetti attualmente legati alla dimensione della non-coscienza: mi auguro di potervi riportare la maggior parte delle riflessioni e delle spiegazioni possibili, relative anche agli aspetti legati alla cosiddetta tecnica strumentale che, nel mio caso, ha inevitabilmente subito evidenti modifiche, sia a livello ergonomico che a livello di ricerca sui linguaggi e sul fraseggio.

    

      Uno speciale ringraziamento a Luigi Tronci della Ufip e Luca Deorsola della Drum Sound, senza il supporto creativo dei quali le mie visioni musicali non avrebbero mai potuto prendere forma; a Massimo Conti per il prezioso supporto tecnico e a Marco Martini per lo splendido artwortk.

    Tutti i prototipi sono stati ideati e realizzati da Alessio Riccio in collaborazione con Ufip e Drum Sound.